Queste innumerevoli serate da lockdwon mi consentono  di dedicarmi un po’ di più al mio passatempo preferito: libri e film. Sia per i film che per i libri cerco sempre di attingere a quei titoli appuntati sulle note del cellulare sotto la voce: “film da vedere” e “libri da leggere”, ma stranamente un po’ di sere fa, sono uscita dalla mia comfort list e ho schiacciato “play” su un film che mi ha convinta già dalla presenza di Meryl Streep e Julia Roberts come protagoniste. 

Ho bypassato trama e trailer e mi sono lanciata nella visione di  “I segreti di Osage County” (August: Osage County). 

Io non mi occupo di critica cinematografica, perciò il mio parere potrà essere irrilevante, ma se vi interessa la prospettiva di un’umile spettatrice, allora posso dirvi che questo film mi è piaciuto abbastanza. Il plot non è molto articolato: racconta in maniera netta e cruda i disagi di una famiglia che ha provato sempre a reggersi su un passato miserabile, trascinando dolori e sofferenze che inevitabilmente si sono riversate su tutti con pesanti conseguenze. 

Alla fine del film (pericolo spoiler) non ho fatto altro che pensare a quanto sia importante –  a un certo punto della nostra vita – la capacità di “tagliare i ponti”. Relazioni tossiche, situazioni stranianti, legami pericolosi…quante volte ci è capitato di ritrovarci soffocati in storie drammatiche  e non saper uscirne? 

Quante volte ci siamo immolati per un fantomatico senso del dovere, perché ci hanno insegnato che “amare” comporta sacrificio, dedizione? Ma fino a che punto? Siamo davvero disposti ad annullare una parte di noi, per colmare il nulla che grava su rapporti ormai sterili e compromessi? 

Genitori incapaci di amore, fidanzat i/e ossessivi/e gelosi/e , rapporti morbosi, problemi, casini, drammi sociali e psichici, chi ha detto che dobbiamo per forza caricarci il cielo sulle spalle come  il gigante della mitologia greca Atlante? Non dobbiamo dimostrare a nessuno, né tantomeno a noi stessi di essere forti a tutti i costi, di poter risolvere tutto sacrificando la nostra felicità. Non è vita. 

È il cieco inganno dell’amore che ci convince a rapporti di dipendenza che minano le nostre sicurezze e confondono il bisogno dell’altro con la necessità di emanciparsi. 

Ci sono situazioni dove l’unica ancora di salvezza è “tagliare i ponti”, scappare, fuggire. Non è egoismo, è la consapevolezza che certe cose non cambiano: che annullarci sedimenterà solo dolore in vuoti incolmabili. Come un albero cerca la luce per sopravvivere, noi abbiamo bisogno di ossigeno e aria per vivere.

Illustrazione dell’artista coreana Henn Kim

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