L’assenza di un orizzonte è paradossalmente asfissiante. In questi due mesi di pandemia, i confini delle nostre case ci hanno restituito un equilibrio che il mondo ha smarrito.

Il profumo del pane fatto in casa, gli abbracci di chi ci è rimasto accanto, i sorrisi pixellati degli amici su zoom e la corsetta sul posto in salotto sono diventate le nostre uniche certezze. In inglese dicono “cocooning”, cioè la tendenza a idealizzare la casa come unico ambiente sicuro e protetto, come in un bozzolo.

Nonostante iniezioni massive di hashtag e ottimismo, l’insonnia e quell’irrefrenabile desiderio di tornare alla vita pre-covid, varcare di nuovo la soglia sarà come imparare a nuotare negli abissi dell’oceano. In un lungo inverno, senza prospettive, né indicazioni, ma “gradualmente”.

Fra tutti gli affetti e gli abbracci sospesi, bisognerà annusare quelli più sinceri da riavvicinare per prima. Le passioni si sfioreranno a lungo, prima di divampare. I sorrisi si sposteranno sulle rughe degli occhi mentre le bocche solleticheranno le barriere. I corpi brameranno il desiderio di confondersi, ma avanzeranno timidamente. Nel frattempo le parole continueranno a toccarci, le mani continueranno a protendersi verso l’altro e lo sguardo continuerà a inebriarsi di un raggio di sole: perché se sei disposto ad accoglierlo, arriva anche a scaldarti l’anima.

Sarà un lungo inverno, col sole.

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